l'ABC del novizio: Le esche

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    Dino

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    I files li trovi qui: (https://drive.google.com/drive/folders/1Ni...2JC?usp=sharing)


    Benvenuti al quinto appuntamento dei Tutorial della serie ABC dedicati ai novizi.


    Questa puntata sarà dedicata alla materia prima: le esche.
    Prenderemo in esame quelle più comunemente utilizzate nel surfcasting, le loro caratteristiche e in quale contesto vanno usate, corredando il tutto con disegni e foto di alcuni dei vari tipi di innesco più comunemente usati.
    Come sempre con un approccio semplice e di facile lettura.


    Le esche del Surf.


    Questo che ci apprestiamo ad esaminare secondo me è uno degli argomenti più importanti di tutti i tutorial che abbiamo dedicato ai novizi.
    Conoscere le esche, le loro caratteristiche, il loro range di azione, le prede cui saranno destinate, adattarle al mare del momento è di fondamentale importanza per la buona riuscita di una battuta di pesca.
    E già, perché in mezzo a quel mare agitato che abbiamo davanti a noi, spesso in formato lavatrice dove tutto viene centrifugato e messo in sospensione, i nostri pinnuti girano alla ricerca primordiale del cibo, c’è l’hanno impresso nel DNA e tramandato nei secoli, si sono messi in movimento dalle prime avvisaglie della mareggiata, sanno che questa è fonte di vita, come una grande tavola apparecchiata dove trova posto tutta la catena alimentare della spiaggia.
    Ovviamente i commensali non si presenteranno al nostro ristorante in punta di piedi e con forchetta e coltello, ma con i sensi che Madre Natura ha donato loro e modellato alla perfezione: la vista, l’olfatto, le vibrazioni, il tutto sia di giorno che di notte.
    E questo dobbiamo tenerlo bene a mente durante tutta la sessione di pesca, ecco quindi che il menù che proporremo loro sarà composto da esche dotate di visibilità e fluorescenza, di odore e mobilità, quindi esche generiche (destinate a grufolatori e predatori) ed esche selettive (destinate ad un predatore).

    Vediamole insieme.

    SD_le_esche_del_Surf



    Tanta roba verrebbe da pensare a qualcuno, in realtà no se pensiamo alla durata di una sessione e al numero di canne che siamo soliti mettere in pesca.

    Ma per un attimo facciamo una piccola ma importante riflessione sulla base di quanto abbiamo letto sopra ed un piccolo ripasso del tutorial dedicato alla preparazione e pianificazione di una sessione di pesca.

    Vi ricordate che in quel contesto avevamo analizzato il tempo che si perde per sbrogliare un terminale?
    Vi ricordate che avevamo consigliato la preparazione dei travi di scorta già innescati durante le pause, proprio per evitare i tempi morti?
    Di non farci trovare con i sistemi pescanti fuori dall’acqua proprio quando avevamo mangianza di fronte a noi?
    Tenetelo bene a mente perché ora ci tornerà utile, rispetto agli altri tutorial adesso stiamo alzando l’asticella delle nostre conoscenze verso l’alto, ora entra in gioco una componente importante: l’atteggiamento mentale.

    Vediamo come.

    Una corretta impostazione di pesca deve prevedere almeno due canne, tre l’optimum.
    Fermo restando che la scelta del settore sia stata quella giusta, individuata dopo attenta osservazione, la prima fase di pesca inizia con il sondaggio dei vari settori alla ricerca di qualche indizio sul pascolo, quindi le prime esche che metteremo in acqua saranno quelle generiche, che ampliando la ricerca ci daranno le prime informazioni sul pascolo e su questo dobbiamo essere preparati ad adeguare il nostro atteggiamento mentale.

    Faccio un esempio concreto: abbiamo due canne in acqua con esche diverse e a distanze operative diverse, in una abbiamo montato uno short doppio con esche generiche varie, mentre nell’altra un’esca selettiva.
    Se nella prima canna facciamo una coppiola di saraghi, orate oppure mormore, significa che davanti a noi c’è un passaggio di grufolatori e che probabilmente non durerà a lungo. La tempistica in questo caso impone azioni immediate, ecco che richiameremo subito anche l’altra canna e la adatteremo alla raccolta di questi grufolatori, sostituendo il trave con un altro già pronto e con l’esca generica che ha permesso le prime catture.

    Tutto chiaro?

    Quello che è importante è l’approccio mentale al variare di una situazione improvvisa che richiede tempi di reazione velocissimi, sapersi adattare rapidamente al mutare delle condizioni che il mare detta, perché spesso le pescate si risolvono nel giro di pochi minuti, spesso e sovente dopo ore ed ore di attesa.
    L’atteggiamento mentale è un piccolo tassello di quel grande mosaico che si potrebbe definire “il senso del mare”, un insieme di tanti fattori come il fiuto, l’intuito, lo spirito di osservazione, lo spirito di adattamento, a cui ci si arriva per gradi o non ci si arriva per niente.
    Perché rispetto alle altre discipline della spiaggia, il surfcasting per le sue difficoltà diventa una selezione naturale, premia chi si avvicina con umiltà e rispetto, boccia senza appello tutti coloro che il mare lo vedono come un avversario, lo sfidano anziché rispettarlo, pretendendo il tutto e subito.

    Questo dipenderà soltanto da voi.

    Chiarito il concetto, entriamo ad analizzare in dettaglio ogni singola esca, tenendo bene a mente che il suo semplice impiego non è garanzia di miracoli certi, al contrario il suo utilizzo dovrà necessariamente far parte dell’analisi di cui abbiamo appena parlato.



    La sardina.

    Esca generica e allo stesso tempo selettiva, una delle più importanti con la quale è possibile catturare veramente di tutto, niente è precluso, quindi si spazia dal piccolo sarago di 100 grammi alla preda over size.
    A seconda delle condizioni dell’acqua ha un forte impatto visivo dato dalla lucentezza della pelle (a condizione di usarla freschissima) oppure olfattivo, se innescata a salsiciotto con la polpa rivolta all’esterno è in grado di rilasciare l’olio di cui la carne è dotata, aumentando il potere di richiamo.
    È possibile usarla durante tutta la stagione del surf, con qualche distinguo per quanto riguarda il trancio, con temperature dell’acqua molto basse la dispersione dell’olio delle sue carni rallenta, quindi consigliabile utilizzarla nella prima parte della stagione (novembre-dicembre) e nella fase finale (marzo-aprile).
    Svariate le combinazioni di innesco, infatti si può innescare intera, a tocchetti, a filetti e addirittura in combinazione con altre esche (chi ha qualche anno di salsedine sulle spalle ricorderà la “calardina”, un innesco a metà tra calamaro e sardina che tante belle catture ci ha regalato nel tempo).
    SD_sardina


    Gli inneschi.

    Sarda intera.
    Prendiamo una sardina il più fresca possibile (ha le carni più sode rispetto al congelato), posizioniamo l’amo 1-2 cm. prima della coda e facciamolo uscire dall’altra parte per una decina di cm. dopo aver bucato la spina dorsale, dopodiché lo faremo passare dietro la testa della sardina, avendo cura di lasciare scoperta la punta dell’amo. Alcuni giri di filo elastico completeranno il tutto.
    L’amo sarà adeguato alle dimensioni della sarda, può essere un Beak, Aberdeen oppure O’Shaughnessy misura 1/0 – 2/0. Ami di questa misura consentono di catturare di tutto, compresi i saragoni dai denti gialli, mentre per il terminale si parte dallo 0,35 o meglio 0,40 a salire a seconda dello stato del mare del momento, doveroso sottolineare che il tutto deve essere di ottima qualità, ricordatevi che avremo a che fare con clienti scorbutici che non c’è la manderanno a dire.
    Micidiale se lanciata nel gradino di risacca con un bel long arm durante una scaduta. Provare per credere.

    Filetto.
    Posizioniamo la sarda sul piatto della serbidora e con un buon coltello affilato (fate attenzione alle dita) realizziamo una incisione dietro la testa e poi proseguiamo verso la coda utilizzando la spina dorsale come guida. Ripetiamo l’operazione dall’altro lato e avremo ricavato due filetti che si presteranno ad essere innescati su ami Beak, Aberdeen oppure O’Shaughnessy su terminali del 0,35 – 0,40 o più a seconda del mare. Il filetto di sardina è una leccornia per molte prede, ci si buttano a capofitto, nove volte su dieci viene ingoiato profondamente. Un piccolo accorgimento per evitare l’eccessiva presenza di granchi & company è quello staccarlo dal fondo, inserendo un piccolo galleggiante all’interno del filetto per renderlo fluttuante.
    A differenza della sarda intera, il filetto sopporta bene i lanci lunghi, anche ripetuti, se ben assicurato con diversi giri di filo elastico.

    Alcuni tipi di innesco della sarda- innesco intero:

    innesco_sarda_indera


    innesco_sarda_tochetto_1_passaggio

    innesco_sarda_tochetto_2_passaggio

    innesco_sarda_tochetto_3_passaggio

    innesco_sarda_tochetto_4_passaggio


    innesco_sarda_filetto_1_2

    innesco_sarda_filetto_3_4



    Il muggine.

    Esca selettiva, insieme alla sardina è la seconda delle esche grasse del surf. Per esca grassa intendiamo la presenza di olio all’interno della carne, olio che viene rilasciato gradatamente una volta che il filetto viene lanciato in acqua, attirando qualche cliente che si trova in attesa nei paraggi col naso all’insù.
    A differenza della sardina la carne è più soda, pelle compresa, più resistente alla minutaglia, con questa esca iniziamo a selezionare le catture, spigole, serra, gronghi, rombi, razze i clienti più affezionati ma non mancheranno le sorprese (come i saraghi dai denti gialli over kg. catturati con il filetto anni fa su ami del 3/0).
    Il muggine può essere utilizzato sia vivo che morto, da innescare intero (purché di dimensioni adeguate) oppure a filetto.
    Per il vivo il discorso è più complesso, dovremo attrezzarci per pescarcelo noi oppure possiamo acquistarlo presso i negozi di pesca che lo vendono. Per mantenerlo in vita dotiamoci di un secchio di plastica con coperchio (vanno bene quelli di pittura) e dell’indispensabile ossigenatore. Con il muggine vivo le possibilità di cattura aumenteranno considerevolmente, se c’è spigola nei dintorni state pur sicuri che non tarderà a rispondere all’appello.
    SD_muggine

    Gli inneschi.

    Trancio (filetto).
    La modalità di innesco è del tutto uguale a quella del filetto di sardina, cambiano gli ami che in questo caso partono dall’1/0 per inneschi di filetto piccoli (ottimi per i saraghi taglia XXL) fino al 5/0 per inneschi voluminosi, serie Beak, Aberdeen oppure O’Shaughnessy. Il filetto si presta molto bene a soluzioni galleggianti interne, utili per stuzzicare l’istinto di qualche predatore in caso di scaduta avanzata, o in tutte quelle condizioni di poca corrente.
    Piccolo consiglio: stabilitevi una frequenza di controllo per verificare la presenza oleosa della carne (è sufficiente toccarla con i polpastrelli), in caso di assenza sostituire immediatamente con un trancio più fresco.

    Muggine intero (morto).

    Per questo tipo di innesco non andremo troppo per il sottile, ci serviremo di due ami zerati legati in tandem della misura 4/0 Beak, uno posizionato in vicino alla coda e l’altro sulla schiena, prima della testa, avendo cura di mimetizzarli all’interno della carne e facendo fuoriuscire la punta.
    Braccioli scelti a seconda dello stato del mare del momento, a partire dallo 0,40 a salire. In caso di presenza di pesci serra il nylon andrà sostituito con un robusto cavetto d’acciaio.
    Le distanze operative di questa esca sono i primi 30 mt, soprattutto il gradino di risacca.

    Muggine vivo.
    Diverse le modalità di innesco, tutte valide ma alcune con grado di difficoltà più alto, per cui descrivo quelle più semplici.

    Innesco dalla coda.
    Si fa passare l’amo sottopelle pochi cm. sopra la coda facendo attenzione a non ledere la spina dorsale. Gli ami andranno scelti in base dalla grandezza del muggine, consigliato il Beak.
    Tra i vantaggi la libertà di movimento e la vitalità, non interessando organi vitali dura a lungo;
    Tra gli svantaggi l’alto numero di ferrate a vuoto, soprattutto con la spigola, ingoia dalla parte della testa.

    Innesco sulla schiena.
    Si fa passare l’amo sottopelle pochi cm. sopra la coda, sempre facendo attenzione a non ledere la spina dorsale, facciamolo fuoriuscire, risaliamo e dopodiché lo posizioniamo sulla schiena in prossimità della testa. Oltre ai pregi citati sopra, aggiungo la riduzione delle ferrate a vuoto.

    Altri inneschi validi sono quello dell’innesco sottopelle con apposito ago e quello con la spilla (per la modalità di esecuzione con la spilla balia vi rimando alla descrizione dell’innesco per l’anguilla).

    Alcuni tipi di innesco del muggine (in foto con l'utilizzo del cavetto ma il procedimento è uguale al nylon) :

    innesco_muggine_trancio_1_2

    innesco_muggine_trancio_3-4



    Il calamaro.

    Esca generica e selettiva allo stesso tempo, altra esca top del surfcasting. Dalla carne bianca e profumata, a contatto con l’acqua la pelle produce una luminescenza naturale verdastra detta luciferina, dal richiamo visivo irresistibile. Facilmente reperibile presso i banchi del mercato ittico e le pescherie, ha un costo medio-alto. Da preferire freschissimo e possibilmente nostrano, ma in mancanza va bene anche quello atlantico. Il calamaro può essere utilizzato anche congelato, la resa sarà di poco inferiore a condizione di averlo congelato freschissimo.
    La dimensione del calamaro adatta al nostro scopo non deve superare i 400/500 grammi, il giusto compromesso tra lunghezza e spessore della carne. Di peso superiore diventa spessa e necessita di essere battuta per ridurre lo spessore. Con un calamaro di queste dimensioni si copre l’esigenza di una nottata, non si butta via niente. Consigliato vivamente l’innesco della testa da dedicare alla Regina, soprattutto nel gradino di risacca.
    SD_calamaro

    Gli inneschi.

    Quattro i tipi di innesco classici:

    Tentacolo: innesco simile agli anellidi, va innescato facendolo risalire lungo lenza e facendo fuoriuscire l’amo a metà tentacolo, lasciando libera di scodinzolare la restante parte finale.
    L’amo ideale è un Aberdeen misura del n° 2 o comunque adatto alle dimensioni dell’esca. Molto gradito a saraghi, mormore e orate.

    Striscia: si ottiene dal mantello o dalla pancia, la lunghezza ideale è circa 10 cm. lunghezza e 1,5/2 cm. di larghezza. Può essere innescata così com’è, fissata con del filo elastico, oppure a coda di rondine, tagliando un lato dalla strisciolina (dove verrà posizionata la punta dell’amo) in modo da formare due punte.
    Una variante che ha dato spesso ottimi risultati è quella di abbinare alla striscia i tentacoli o i due barbigli e lasciare 2-3 cm. di svolazzo.
    Questa è un’esca destinata ad essere ingoiata, gli ami ideali sono gli Aberdeen e O'Shaughnessy, anche se il Beak ha dato ottimi risultati. Innesco molto gradito a grufolatori e predatori.

    Intero: quando il gioco diventa duro….. all’appello questo innesco risponde presente.
    Per i predatori big size questo è il menù top, soprattutto con i calamari di piccola taglia, molto succulenti.
    Ami dal 4/0 al 5/0 Beck oppure O'Shaughnessy gli ami adatti alla causa. Va innescato dalla parte della coda facendolo fuoriuscire per poi fissarlo in testa con la punta dell’amo al centro. I primi cinquanta metri il suo range d’azione ideale, il gradino di risacca il suo best.

    Testa. Tenete sempre in allerta i vostri sensi, perché questo tipo di innesco è capace di risolvere al meglio il destino di una battuta. Quando il mare manda dei segnali come l’improvvisa assenza di mangianza, un silenzio di attività generale ma anche attacchi sulle esche, possono essere le prime avvisaglie della presenza di qualche cliente scorbutico nelle vicinanze.
    È arrivato il momento di giocarci la carta jolly: la testa. Estremamente selettiva per predatori di grande mole, in particolare per la Regina.
    L’innesco si esegue facendo fuoriuscire l'amo al centro degli occhi. La numerazione rigorosamente generosa, quindi a partire dal 4/0 fino al 6/0, Beck oppure O'Shaughnessy, da lanciare nel primo gradino possibilmente con un bel long arm se la corrente lo permette, rigorosamente con filo in bando e nel silenzio più totale, illuminazione compresa.
    Non ci credete? Provare per credere.

    Alcuni tipi di innesco del calamaro:

    innesco_calamaro_coda_di_rondine_1

    innesco_calamaro_coda_di_rondine_2

    innesco_calamaro_coda_di_rondine_3-4


    innesco_calamaro_striscia_e_tentacolo_0


    innesco_calamaro_tentacolo_step_1innesco_calamaro_tentacolo_step_2-3

    innesco_calamaro_testa_1
    innesco_calamaro_testa_2


    La seppia.

    Esca generica e selettiva, un’esca che non dovrebbe mai mancare in una sessione di pesca. Tante le analogie con il calamaro: profumata, dalla carne bianca, presenza di luciferina.
    A differenza del calamaro, a parità di peso ha la carne più spessa per cui la dimensione adatta al nostro scopo non deve superare i 300/400 grammi. Seppie di dimensioni maggiori necessitano di battitura per ridurre lo spessore della carne.
    Piccolo suggerimento: se dobbiamo ricorrere alla battitura perché non abbiamo trovato seppie di dimensioni più piccole, facciamolo a casa se possibile, qualsiasi rumore sarebbe da evitare durante una sessione di pesca, in mare i suoni si propagano ad una velocità maggiore, e dato che non ci sono studi attendibili circa il potenziale disturbo creato ai pesci, nel dubbio optiamo per il silenzio più assoluto possibile, che tra l’altro è sempre quello presente nei luoghi dove peschiamo.
    SD_seppia

    Gli inneschi.

    Gli inneschi della seppia sono del tutto simili a quelli del calamaro, per cui si rimanda alla descrizione e alle fotografie pubblicate precedentemente.


    Il cannolicchio.

    Esca generica che non ha bisogno di molte presentazioni. Carne bianco-giallastra e odore molto forte sono i due richiami visivi e olfattivi graditi a tutte le specie del surf, dalla mormora all’orata, dall’ombrina alla spigola.
    Può essere usato tutta la stagione, dà il meglio di sé soprattutto nella fase iniziale e finale del surf, quando la temperatura dell’acqua non è ancora fredda, favorendo così il rilascio degli umori.
    Viene impiegato in tutti i settori, con il gradino di risacca e la turbolenza le zone con la più alta frequenza di catture. Può essere impiegato in tutte le condizioni, ma è nella scaduta che dà il meglio di sé.
    Ottima esca generica dalla reperibilità a volte difficoltosa (eccessivo prelievo ed inquinamento le principali cause), è possibile acquistarlo nei negozi di pesca specializzati, nei banchi del mercato ittico e nelle pescherie. In commercio si trova anche la varietà atlantica, che si differenzia dal cannolicchio nostrano per la grandezza, colorazione più scura, una maggiore presenza di acqua al suo interno e dalla resa complessivamente inferiore (anche se in alcune zone d’Italia sembra più gradito del nostrano).
    SD_cannolicchio


    Gli inneschi.

    Diverse le possibilità di innesco. Vediamole.

    Intero con le valve.
    Questo tipo di innesco è molto selettivo, dedicato a tutte quelle prede dotate di apparato boccale robusto, come l’orata per esempio.
    Per innescarlo col guscio abbiamo bisogno di un ago infila vermi come quello che utilizziamo per i bibi, facciamolo passare all’interno del cannolicchio, inseriamo il terminale all’interno dell’occhiello dell’ago e ritorniamo indietro fino a fuoriuscire con il terminale, facciamo scorrere il terminale fino a che l’amo sarà ben posizionato. L’amo in questione dovrà necessariamente robusto per resistere alla possente dentatura dell’orata, ottimo O'Shaughnessy dal n° 1 – 1/0 a salire, oppure Beak.
    Un’altra valida alternativa è l’innesco con il doppio amo. Servendoci della punta di un coltello apriamo leggermente il cannolicchio e infiliamo i due ami legati in tandem e per finire rassodiamo il tutto con diversi giri di filo elastico.
    innesco_cannolicchio_intero

    Sgusciato.
    Si innesca esattamente come un anellide, va prima separato dal suo guscio, le valve, dopodiché inserito nell’apposito ago per inneschi e trasferito sul terminale. Il tutto rafforzato con alcuni giri di filo elastico per dargli più resistenza in fase di lancio e per renderlo più resistente agli attacchi della minutaglia. Ami Beak o Aberdeen dal n. 2 a salire a seconda delle dimensioni del cannolicchio.

    Un altro tipo di innesco prevede l’utilizzo del muscolo, quindi privato di tutto il resto, sempre innescato a mo’ di verme, fissato con i soliti giri di filo elastico.

    innesco_cannolicchio_muscolo_step_1
    innesco_cannolicchio_muscolo_step_2
    innesco_cannolicchio_muscolo_step_3
    innesco_cannolicchio_muscolo_step_4

    innesco_cannolicchio_sgusciato_intero_step_1
    innesco_cannolicchio_sgusciato_intero_step_2

    innesco_cannolicchio_sgusciato_intero_altro


    Il gambero.

    Una delle esche generiche del periodo d’oro del surfcasting, oggi a torto sempre più snobbata e preferita ad altre esche. Il gambero secondo me è un’esca che non dovrebbe mai mancare sul piatto della nostra serbidora.
    Ricco di oli e grassi, dalle potenzialità elevate se usato nelle giuste condizioni, in particolare in scaduta, il gambero è un’esca molto gradita da diverse specie come i saraghi, le orate, le mormore, le spigole ma anche le tracine, le occhiate etc. Tanta succulenza non poteva non passare inosservata alla minutaglia per cui la sua durata in acqua è breve, necessita di frequenti controlli. Questo è il limite più grosso di questa esca, per limitare il problema possiamo ricorrere all’innesco con il carapace, più duraturo e capace di fare selezione con le prede di taglia.
    Il gambero che interessa alla nostra causa deve essere utilizzato freschissimo della lunghezza di circa 10-12 cm. Il costo è medio alto, si trova facilmente al mercato ittico e nelle pescherie, quello che a noi interessa ha la colorazione rossastra. È possibile utilizzarlo anche congelato, ma in questo caso la sua efficacia cala notevolmente.
    SD_gambero

    Gli inneschi.

    Due le modalità di innesco, vediamole.

    Sgusciato:
    Priviamolo della testa, leviamo il carapace e infiliamolo su un ago, diamo diversi giri di filo elastico e trasferiamolo sull’amo, in questo caso un Aberdeen oppure un Beak, compattiamo con alcuni giri di filo elastico e l’innesco è pronto.

    Intero.
    Con il carapace diventa un innesco più selettivo e duraturo. Possiamo innescarlo con l’ago infila vermi (la procedura è la stessa utilizzata per il cannolicchio con le valve), quindi dopo averlo privato della testa lo trasferiamo sull’ago e da qui sull’amo, sempre Aberdeen oppure Beak, e rassodiamo con alcuni giri di filo elastico.

    Due piccoli suggerimenti:
    Il primo riguarda l’innesco sgusciato.
    Quando leviamo la testa non buttatela subito, mettetela in un contenitore adatto a raccogliere i suoi umori, torneranno utili quando prepareremo i calamenti di scorta già innescati (soprattutto lo sgusciato), pronti a sostituire rapidamente quelli in mare.
    Come? Lasciandoli immersi negli umori per alcuni minuti.

    Il secondo suggerimento riguarda l’innesco intero.
    Questo innesco ha la fastidiosa tendenza di chiudersi su se stesso, cosa che crea fastidiosi garbugli al terminale durante la permanenza in acqua ma soprattutto durante il recupero, avvitandosi su se stesso.
    Come ovviare? Da casa portiamoci lo stuzzicadenti o ancora meglio lo stecchino che si usa per gli spiedini, più grosso e robusto (una decina sono più che sufficienti), andrà inserito nella giusta misura all’interno del gambero dopo averlo innescato, ritornerà bello dritto e con una presentazione perfetta.

    innesco_calamaro_sgusciato


    01_22

    02_20


    L’anguilla viva.

    Esca altamente selettiva, tra le migliori da proporre alla spigola. Per questa esca la Regina va letteralmente pazza, a condizione di usarla negli spot giusti che hanno qualche foce aperta nelle vicinanze.
    L’anguilla è un’esca molto robusta, capace di resistere diverse ore se innescata a dovere, una volta in acqua sprigiona vibrazioni che sono un eccezionale fonte di richiamo per la spigola.
    Il periodo top per utilizzarla è fine novembre – metà gennaio, che coincide con il suo periodo riproduttivo quando inizia la discesa verso il mare per deporre, e guarda caso coincide con un altro periodo riproduttivo, quello della spigola, per cui se tanto ci dà tanto……
    Le condizioni migliori sono l’inizio della scaduta fino alla sua fase di stanca, i primi 30 mt. il suo range di azione, soprattutto il gradino di risacca.
    Proprio la sua formidabile vitalità crea alcune problematiche una volta lanciata in mare: ha la tendenza ad insabbiarsi e tende ad attorcigliarsi attorno al terminale.
    Per limitare questi inconvenienti possiamo ricorrere ad alcune soluzioni.
    Utilizzare travi con attacco alto tipo lo Short Rovesciato e richiamare alcuni metri di lenza di tanto in tanto per quanto riguarda l’insabbiamento, e adottare alcuni tipi di innesco (che vedremo tra poco) per quanto riguarda la tendenza ad attorcigliarsi.
    SD_anguilla

    Gli inneschi.

    Innesco per la coda.
    Questo tipo di innesco è quello che garantisce un’ottima mobilità dell’esca, è un innesco semplice, veloce e l’esca rimane vitale parecchio.
    Servendoci di uno straccio umido prendiamo l’anguilla e tenendola ben salda posizioniamo l’amo a circa 4/5 cm. sopra la coda, un Aberdeen oppure un Beak nella misura 3/0 che è un giusto compromesso, o di numerazione superiore in caso di anguille di dimensioni maggiori, facendolo passare al centro che risulta la parte di dura. All’inizio non sarà facile, la vitalità dell’anguilla è sorprendente, dovrete ripetere l’operazione più volte ma una volta fatta l’abitudine vi verrà più semplice.
    Di solito la spigola ingoia quasi sempre dalla parte della testa, ma sovente è capitato di allamarla dalla parte della coda. A causa di questa variabilità, l’innesco presenta una percentuale di ferrate a vuoto alta.

    Innesco per la schiena.
    Questa modalità da maggiori percentuali di ferrate riuscite, per contro favorisce gli attorcigliamenti lungo il terminale. L’amo va posizionato sulla schiena a circa 10 cm. dalla testa, sempre servendoci di uno straccio umido. Gli ami sono gli stessi usati per l’innesco sulla coda.

    Innesco sotto pelle.
    Questo è un tipo di innesco alternativo ai due elencati sopra, è quello che garantisce una perfetta vitalità per parecchie ore, ma la sua esecuzione comporta qualche difficoltà in più, almeno per le prime volte.
    Per eseguirlo dobbiamo procurarci un ago con occhiello robusto (come quello descritto per l’innesco del cannolicchio intero) che faremo passare sottopelle per circa 4-5 cm., dopodiché inseriamo il capo del bracciolo e richiamiamolo fino a far arrivare a battuta l’amo, a questo punto richiamiamo a noi il bracciolo per far entrare l’amo sottopelle, leghiamo il bracciolo alla girella e l’innesco è pronto.

    Innesco con la spilla balia.
    Altro innesco alternativo a quello sotto pelle appena descritto, anche questo sistema ottimo per quanto riguarda la vitalità dell’esca.
    Per l’esecuzione avremo bisogno di una comune spilla balia e di un amo ad occhiello, preferibilmente Beak.
    Facciamo passare l’ago della spilla balia sottopelle sulla schiena subito dietro la testa, una volta fuoriuscito inseriamolo all’interno dell’occhiello, richiudiamo la spilla e l’innesco è pronto. La sequenza fotografica descrive meglio i vari passaggi.
    Un'altra opzione prevede l’utilizzo di spille balia con l’amo incorporato, che si acquistano presso i negozi di pesca specializzati, in tal caso sono da preferire quelle in acciaio, decisamente più robuste di quelle zincate (c’è chi se li auto costruisce artigianalmente).

    innesco_anguilla_-_coda

    innesco_anguilla_-_schiena

    innesco_anguilla_-_spilla_step_1

    innesco_anguilla_-_spilla_step_2

    innesco_anguilla_-_spilla_step_3



    Il murice.

    Esca selettiva, ottima per i grossi sparidi come orate e saraghi. Dal costo contenuto e di facile reperibilità, così come il gambero anche il murice nel corso degli anni è stato preferito (a torto) ad altre esche alternative per le difficoltà legate al suo utilizzo. Per innescarlo bisogna rompere il robusto guscio e fare attenzione a non rompere la sacca che contiene l’inchiostro rossastro-violaceo (porpora), difficoltoso da rimuovere dalle mani tanto che molti preferiscono usare i guanti.
    Molto profumato e resistente agli attacchi della minutaglia, va innescato utilizzando un Beak di misura adeguata alla sua grandezza, dal n. 1 a salire, oppure innescarne due per volta per aumentare il suo potere attrattivo. Consigliato soprattutto nel settore misto sabbia - roccia.
    SD_murice

    Per la sua preparazione bisogna liberarlo dal guscio, per farlo basta rompere la punta del guscio (la parte grossa) dopodiché svitare, la polpa viene via facilmente. Evitate di romperlo con un martello o con una pietra, intanto per evitare la propagazione di rumori, ma anche per evitare di batterlo a mo’ di fabbro, con il serio rischio di danneggiare le sacche scure dell’addome con conseguente perdita dei suoi umori. Una volta privato con un coltello affilato occorre eliminare la parte callosa (detta piede) in modo da ottenere un boccone adatto per l’innesco. L’amo sarà un robusto Beak n. 1 a salire, a seconda delle dimensioni del murice. A seconda delle dimensioni viene innescato doppio.

    Per questa esca aggiungo volentieri due raccomandazioni:
    - prima di acquistarlo verificate il suo grado di freschezza, il suo profumo deve sapere di mare fresco e non deve presentare odori strani;
    - quando finite la sessione di pesca controllate attentamente che non ci siano residui nella vostra attrezzatura, l’odore che sprigiona questa esca dopo qualche giorno è veramente nauseabondo.
    Chi ha avuto questo “privilegio” sa bene di cosa parlo.

    Gli inneschi.

    innesco_murice

    innesco_murice_singolo_e_doppio


    Il granchio.

    Esca selettiva tra le migliori da impiegare in spiaggia, molto gradita da orate, saraghi, mormore, ombrine ma anche dalla spigola. Usato in tutta la stagione del surf, la condizione migliore è la scaduta fino alla sua fase di stanca con terminali lunghi proprio per sfruttare al massimo la sua vitalità.

    Per la nostra causa esistono due specie di granchio che ci interessano da vicino, quello di scoglio e quello di sabbia. Si differenziano per la colorazione, la forma e robustezza.
    Entrambi funzionano bene, vediamo nel dettaglio le loro caratteristiche.

    Granchio di scoglio.
    Colorazione verdastra, robusto e molto resistente ai lanci, funziona egregiamente su settori aperti e dà il meglio di sé nei settori misti. Economico e di facile reperibilità, si trova nei banchi del mercato ittico e nelle pescherie, la dimensione ottimale è poco più grande di una moneta da due euro, ma ha dimostrato di essere catturante con esemplari maggiori. Efficace nel settore misto sabbia – scoglio.

    Granchio di sabbia.
    Colorazione grigio chiaro, conosciuto anche come gritta, questo granchio sulla sabbia non ha rivali. Poco resistente ai lanci a causa del carapace piuttosto molle, è gradito a quasi tutti gli sparidi nonché a spigole ed ombrine, basta guardare il contenuto dello stomaco di qualsiasi pesce per rendersi conto di quanto è gradito questo granchio. Non si trova sui banchi di vendita, alla sua reperibilità dobbiamo provvedere noi utilizzando una esca odorosa (cannolicchio, sardina) legata ad uno spezzone di lenza, da fissare sul bagnasciuga con un bastone, avendo cura di controllare la nostra esca di tanto in tanto.
    SD_granchio

    Gli inneschi.

    Innesco con il filo elastico.
    Partendo dal presupposto che un granchio libero di muoversi naturalmente è il top in quanto a naturalezza e vibrazioni, l’innesco col filo elastico rappresenta il massimo per libertà di movimento. Appoggiare l’amo nella pancia del granchio e tenendolo ben saldo diamo parecchi giri di filo elastico a croce, prima da un lato e per finire dall’altro, stando attenti a non legare le zampette che dovranno essere libere di muoversi naturalmente. L’amo andrà abbinato alle dimensioni dell’esca, comunque robusto perché sarà soggetto a masticazione, consigliato il Beak oppure O’Shaughnessy.
    Questo innesco è molto facile da eseguire e consente la massima vitalità dell’esca una volta in acqua, non regge i lanci violenti a meno che non lo si usa in abbinamento ai bait clip.

    Piccolo suggerimento: non avendo rimosso le zampette il granchio tende ad insabbiarsi, per cui ogni tanto diamo qualche giro di mulinello e richiamiamo qualche metro di lenza per renderlo di nuovo visibile.

    Innesco classico.
    Questo innesco a singolo amo prevede l’asportazione preventiva delle due zampette posteriori e l’inserimento dell’amo facendo fuoriuscire la punta dall’altra parte. È un tipo di innesco che si adatta a granchi di dimensioni piccole e presenta un’alta percentuale di ferrate a vuoto, perché la mangiata non sempre avviene dalla parte dell’amo. L’amo andrà scelto in base alla dimensione del granchio, rigorosamente in acciaio tipo Beak oppure Uptide, dall’apertura ampia.

    Innesco a due ami.
    L’innesco a due ami prevede il posizionamento degli stessi in entrambi i lati, non prima di aver asportato l’ultima delle zampette laterali (è preferibile tagliare le zampe con le forbici piuttosto che strapparle, ci sono meno rischi di provocargli lesioni gravi e così rimane vitale più a lungo). Con questo innesco aumentano le probabilità di ferrata, mentre la vitalità del granchio sarà ridotta parecchio.
    Gli ami andranno scelti in base alla dimensione del granchio, sempre rigorosamente in acciaio tipo Beak oppure Uptide.

    innesco_granchio_intero_1
    innesco_granchio_intero_2


    innesco_granchio_intero_doppio_amo_1

    innesco_granchio_intero_doppio_amo_2



    Il bibi di coffa.

    Ultima in ordine di elenco ma non certo di importanza, questa esca selettiva è stata a lungo impiegata con successo nel surfcasting. A causa della sua sempre più scarsa reperibilità, oggi è stato quasi del tutto sostituito dal bibi di allevamento, venduto nei negozi di pesca specializzati in scatoline, dall’aspetto tanto minuscolo quanto ridicolo.

    Appartenente alla famiglia dei sipunculidi, dalla colorazione chiara tendente al bruno-verdastro da adulto, al suo interno è pieno di un liquido prezioso cui bisogna prestare molta attenzione durante l’innesco poiché che tende a fuoriuscire. Allo stadio adulto può arrivare e superare i quaranta cm. di lunghezza.
    È un’esca micidiale dalla spiaggia, in particolar modo per saraghi, orate, ombrine e mormore extra large, rende bene anche da congelato, a condizione che sia stato conservato fresco.
    Adatto a tutte le condizioni del surf, dà il meglio durante la scaduta quando si avvicinano a riva gli esemplari XXL. Gli ami adatti per questa esca sono gli Aberdeen ma anche i Beak di numerazione adeguata al tipo di innesco.
    Si trova sui banchi del mercato ittico e in qualche pescheria, ma la sua reperibilità è diventata sempre più scarsa. Un tempo si poteva acquistare anche dai pescatori professionisti, chi ha la fortuna di conoscerne qualcuno può provare a chiedere direttamente a lui.

    SD_Bibi_di_coffa


    Gli inneschi.
    Il bibi si presta a diverse modalità di innesco: a pezzetti, intero, rovesciato.

    Innesco a piccoli pezzi.
    A questo innesco si ricorre quando le dimensioni del bibi sono grandi, oppure quando è passato a miglior vita. Andremo ad eseguire due legature ravvicinate con abbondante filo elastico fino a formare un salsiciotto e lo taglieremo al centro delle due legature, otterremo così un a sorta di caramella. Lo si trasferisce prima su un ago da vermi e poi sull’amo. facendo attenzione per non perdere il prezioso liquido interno. L’amo sarà Beak oppure Aberdeen dal n° 3 fino al n° 1/0.

    Innesco intero.
    Quando le dimensioni lo consentono è preferibile l’innesco intero, gradito soprattutto alle grosse orate e spigole.
    L’innesco viene eseguito utilizzando l’apposito ago da bibi (quello con l’occhiello), forando delicatamente il bibi per ridurre la perdita del prezioso liquido, dopodiché inseriamo il capo libero del terminale all’interno dell’occhiello e richiamiamo delicatamente fino a far arrivare l’amo a battuta, che poi inseriremo delicatamente all’interno del bibi. L’amo sarà del n° 1/0 oppure 2/0 del tipo Aberdeen, Beak oppure Limerick.

    Innesco rovesciato.
    Dei tre è l’innesco meno utilizzato, ma non per questo non appetibile, anzi. A questo innesco si ricorre di solito quando il bibi ha perso tutto il liquido interno, oppure quando è stato congelato e lo si vuole rendere più appetibile. È un innesco che da buoni risultati anche con le mormore, oltre ai saraghi, orate e spigole.
    Da un pezzo di bibi di circa 8/10 cm. si esegue un taglio longitudinale (preferibilmente con le forbici), si apre e rovescia la parte interna, servendoci di un ago rassodiamo con filo elastico fino a ottenere un salsiciotto. L’amo sarà un Aberdeen oppure Beak misura n° 3 fino al 2/0 in funzione della grandezza.


    innesco_bibi_coffa_a_treccina

    innesco_bibi_coffa_sgusciato



    Bene, abbiamo concluso la carrellata delle esche più comunemente usate lungo tutte le spiagge dello Stivale. Quelle appena descritte coprono tutte le condizioni di mare affrontabili e sono idonee alla cattura di tutte le specie presenti lungo le nostre spiagge. Tuttavia non sono le uniche, esistono anche altre esche, universali ma anche locali, che sono ugualmente valide e che localmente hanno davvero una marcia in più. A titolo di esempio cito l’americano per gli anellidi, il fasolare, la sepiola (occhio di canna) ed altre ancora, di cui vediamo brevemente alcune loro caratteristiche.
    A questo elenco non sono state prese in considerazione esche per le quali sono in vigore divieti nazionali e/o locali per la loro tutela, come ad esempio l’oloturia, i datteri etc.

    scheda_americano
    innesco_americano_intero

    scheda_fasolare

    scheda_sepiola



    Siamo giunti alla fase conclusiva di questo lungo tutorial, ora avete una base di conoscenza sulle esche con cui iniziare ad affrontare la mareggiata.
    Tenete sempre a mente la premessa di cui abbiamo parlato all’inizio, “l’atteggiamento mentale”, e cercate di adattarvi prontamente alla situazione che il mare richiede quel dato momento. Ricordatevi che la pesca non è una scienza esatta, per cui di ogni uscita non fatene una pesca statica, ma anzi sperimentate nuove soluzioni, e le esche in questo caso vi daranno un grande aiuto, potendo combinare varie tipologie di inneschi, e volendo anche diversi da quelli che abbiamo visto.
    Per concludere, due piccole riflessioni su alcuni capisaldi che il Forum sta portando avanti da tempo: il rispetto per l’ambiente e il rispetto per le prede.

    - Alla fine della sessione di pesca anche le esche possono diventare un rifiuto se non si vogliono riutilizzare, alla pari di tutto il resto che ci portiamo appresso, per cui evitiamo di gettare buste, bustine e amenicoli vari, il mare e l’ambiente stanno già soffocando e non è il caso di infliggergli ulteriori sofferenze;

    - Evitiamo le stragi di pesce inutili e dannose che non servono a niente se non a mettere in mostra il nostro ego, rispettiamo le prede e le misure minime di cattura.
    Ricordate che anche la nostra disciplina è regolamentata da norme nazionali e regionali, tra queste vi è la norma che impone le misure minime dei pesci che bisogna sempre rispettare, sia in fase di cattura che in caso di utilizzo di esche vive (come muggine e anguilla per esempio).
    Di seguito si riporta la tabella delle misure minime (fonte FIPSAS). Va precisato infine che alcune Regioni sono intervenute modificando in senso restrittivo alcune misure, per cui informatevi preventivamente prima di una battuta.

    TABELLA MISURE MINIME DEI PESCI


    tabella_misure_minime


    Un ringraziamento a MarcoNuoro, Volpin0 e Juri79 per alcune foto di inneschi fornite, un sentito ringraziamento a Brask@ e Mek per i preziosi suggerimenti forniti e a tutto lo staff dei mod. e Admin.


    Tutte le immagini di questo tutorial sono liberamente disponibili cliccando sul link in apertura che rimanda allo spazio di archiviazione sul Cloud.
    Tutto il contenuto del tutorial è altresì disponibile in formato pdf, sempre all’interno del Cloud Google Drive.

    Edited by sandro rau - 7/10/2019, 08:56
     
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    Grazie per queste guide utili e complete di tutto ;)
     
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    ottimerrimo, unica cosa da dire che se il granchio usi quello di sabia è meno selettivo dell'arenicola, ci ho preso di tutto anche sparlotte di 30 grammi
     
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    personalmente una domandina all' Unesco per Dino la farei……. ;)
     
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    Complimenti per il bel lavoro,
    le immagini sono molto belle e l'articolo è strutturato benissimo!
    Veramente bello!

    Per la pesca con il vivo secondo me bisognerebbe fare un capitolo a parte dedicato solo a questo tipo di pesca.
     
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    Post interessantissimo e molto tecnico... grazie per averci messo a disposizione questo lavoro!!
     
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    paffarolo

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    Bellissimo lavoro, non vorrei sporcarlo,ma vorrei sapere quanto è possibile re ere in vita anguille con un seccip da pittura ,acqua e l ossigenatore
     
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    Dino

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    CITAZIONE (Riky casteddu @ 9/7/2019, 12:04) 
    Bellissimo lavoro, non vorrei sporcarlo,ma vorrei sapere quanto è possibile re ere in vita anguille con un seccip da pittura ,acqua e l ossigenatore

    Con l'ossigenatore anche più di una settimana.
    Quando mi avanzavano dalla battuta le conservavo a casa fino al sabato successivo. L'unica cosa che devi controllare di tanto in tanto è la qualità dell'acqua, tendono a sporcarla e producono molta schiuma per cui sarebbe preferibile cambiarla all'occorrenza.
     
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    Ottimo lavoro Dino bellissimo Tutorial. :D :D :D
     
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    biccerello

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    Uno splendido lavoro spiegato in maniera chiara e semplice.

    La treccani della pesca a surf.

    Grazie .
     
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    Caro Dino, son finite parole ed aggettivi... un grazie immenso a te e a tutti i ragazzi che hanno collaborato con te a questa ennesima perla.

    Fratellanza è Amicizia à tutti
    pak
     
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    paffarolo

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    Gran bella guida! Era tanto che non accedevo al forum ed è stata una piacevolissima sorpresa! Complimenti
     
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    biccerello

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    Grazie Dino ,gran bel lavoro complimenti. :rolleyes:
     
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