l'ABC del novizio: Gli ami.

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    Dino

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    Il file lo trovi qui: https://drive.google.com/drive/folders/1DC...jqX?usp=sharing



    Continuiamo i Tutorial della serie ABC che dedichiamo ai novizi e a chi si avvicina per le prime volte a questa disciplina.
    Questa puntata è dedicata agli ami del surf, alle caratteristiche, alle tipologie, al loro impiego nel surfcasting. Completeremo con una panoramica dei nodi più utilizzati corredando il tutto con disegni e foto, come al solito cercando di utilizzare un approccio semplice e non troppo complicato.
    Come i precedenti, anche questo tutorial sarà aperto a tutti coloro che vorranno apportare consigli e suggerimenti preziosi, e spero saranno utili per la crescita delle nuove generazioni di surfcaster.


    Gli ami del Surf.

    Quello degli ami è un mondo variegato e per certi versi complesso, per chi inizia orientarsi nel vasto panorama non è semplice, le Case costruttrici hanno in catalogo una vastissima scelta di ami, ciascuna li identifica attraverso una Serie e una Numerazione. Se per la Numerazione il discorso è universale (con qualche eccezione), per la Serie il discorso si fa complesso, ogni Casa utilizza una Serie per differenziare un modello di amo da un altro, così come la scelta da abbinare ad una determinata esca, se non si ha conoscenza delle caratteristiche si può immaginare cosa potrebbe accadere in caso di scelta errata.
    Nel corso dei decenni l’amo si è trasformato da un semplice uncino ad uno strumento evoluto e la tecnologia ha dato un grande aiuto, in commercio esistono diverse tipologie come a gambo lungo e extralungo, a gambo corto, a paletta, a occhiello, stagnati, cromati, in acciaio, in carbonio, a filo sottile e a filo grosso, con ardiglione e senza……. quante variabili, da far venire il mal di testa.
    Come è facile intuire, l’amo universale, “all round” per tutte le situazioni non esiste, ogni amo deve essere scelto in rapporto all’esca e alla preda cui è destinato, deve avere una giusta proporzione con il diametro del bracciolo e soprattutto allo stato del mare del momento.
    Per la nostra disciplina le tipologie di amo non sono poi così tante, il surfcasting è pesca selettiva, di conseguenza anche per gli ami c’è una sorta di selezione, orientata soprattutto alla robustezza, alla qualità e all’azione corrosiva della salsedine.
    Prima di analizzarle nello specifico, ci soffermiamo un attimo per descrivere le caratteristiche di un amo.

    Forma e tipologia.

    Le parti di cui è composto un amo sono:
    - il gambo;
    - la curva;
    - la punta;
    - l’ardiglione.


    tipologia_e_forma_0


    Gambo.
    Il gambo possiamo definirlo la spina dorsale dell’amo, il tratto di unione tra la preda e il predatore. Il gambo è lungo, medio e corto, alla sua estremità può essere dotato di occhiello oppure paletta. Lo spessore di un gambo è detto anche “filo”, gli ami a filo sottile sono destinati alla cattura di prede piccole, gli ami a filo grosso sono destinati alle catture importanti.

    Curva.
    La curva è la parte dell’acciaio che è volutamente curvata per dare forma. La piega così assunta da origine a forme diverse a seconda delle prede cui è destinata. Avremo quindi ami dalla curvatura tonda, quadra, storta, con una piegatura verso l’interno o l’esterno del gambo, ed ognuna di queste ha delle caratteristiche proprie.

    Punta.
    La punta è probabilmente la parte più importante dell’amo, deve permettere la giusta penetrazione nella bocca del pesce. Tra le caratteristiche richieste ci sono l’affilatura e la robustezza, da preferire quelle affilate chimicamente, durature nel tempo. La punta si presenta rientrante, detta beak (a becco d’aquila) oppure diritta quando è in linea con il gambo.

    Ardiglione.
    L'ardiglione è la parte più piccola di tutto l’amo, ma per questo non meno importante, infatti ad esso è demandata la funzione di trattenere il pesce una volta allamato, mediante infissione nell’apparato boccale. L’ardiglione si può trovare sia interno all’amo che esterno. In alcune discipline di pesca in cui si sta prendendo consapevolezza del no kill gli ami sono privi di ardiglione per il rilascio delle prede, il catch and release odierno.


    Numerazione.

    La grandezza di un amo viene stabilita attraverso una scala numerica che parte dal numero 24 (alcune Case hanno in produzione ami del numero 30, giusto per capirci poco più della grandezza di una briciola di pane) per gli ami più piccoli fino ad arrivare al numero 1, dopodiché si continua a salire di grandezza e ad ogni numero viene aggiunta una barra, partendo dal 1/0, 2/0, 3/0 sino ad arrivare al 10/0 ed oltre per gli ami destinati a prede di mole considerevole.
    Per l’impiego nel surfcasting gli ami maggiormente utilizzati vanno dal numero 3 a salire di grandezza, fino ad arrivare anche ad un 5/0 destinato a predatori come spigole e serra.

    numerazione_0


    I materiali con cui vengono costruiti gli ami sono l’acciaio e la lega di carbonio.
    I pregi dell’amo in acciaio sono la robustezza e la resistenza, la punta mantiene una buona affilatura anche dopo varie catture, il difetto è il suo peso rapportato all’esca.
    I pregi dell’amo in lega di carbonio sono la robustezza e leggerezza, per contro l’affilatura della punta perde efficacia subito dopo qualche cattura.

    Esistono diverse tipologie di ami, i più utilizzati e consigliati nel surf sono:
    1- l’Aberdeen;
    2- O'Shaughnessy;
    3- Limerick;
    4- il Beak.

    Aberdeen.
    Insieme al Beak è uno degli ami più utilizzato per il surfcasting. E’ un amo dal gambo lungo con curva tonda e regolare, adatto all’innesco di esche da ingoio quindi filetti di sarda o trancio di muggine, cannolicchi oppure i grossi bibi e anche anellidi nelle misure più piccole. La lunghezza del gambo facilita la slamatura.

    O’Shaughnessy.
    Gambo lungo ed in acciaio, è’ un amo adatto all’innesco di tranci (sardina e muggine) ma anche alla seppia, calamaro e cannolicchio ma anche per innesco del vivo come l’anguilla. Non a caso è l’amo che ha fatto la storia del surf per robustezza ed economicità, oltre per la facilità d' ingoio.

    Limerick.
    Amo dal gambo corto e filo medio, con curvatura molto ampia. Si presta all’innesco di sarde, intere o a tocchetti, granchi ed altro. Robusto, è in grado di reggere pesci di taglia.

    Beak.
    Molto robusto, punta storta rivolta verso il gambo, molto efficace con prede combattive, adatto per l’innesco con tutti i tipi di esche, ottimo per la cattura di tutte le specie.
    Questo è il iassunto breve e sintetico di un amo tra i più considerati nel surfcasting, e non a torto.
    Nella ferrata la punta segue la stessa direzione della trazione del filo, assicurando il massimo della penetrazione e della tenuta. Molto efficace dopo che il pesce ha ingoiato l’esca, nove volte su dieci occorre tagliare, l’amo rimane in gola.


    Galleria fotografica.

    foto Aberdeen, il must anni ’80 – ‘90 della Mustad (un sentito grazie a Scirocco per queste chicche):




    Aberdeen

    Aberbeen_80_90




    foto O’shaughnessy:

    Ami_O_Shaugnessy




    foto al centro è un Limerick: gli altri due sono beak zerati

    Amo_Limerick



    foto beak, ad occhiello e a paletta:

    Amo_beak



    foto beak con ardiglione esterno:

    Amo_beak_02



    Tutti gli ami descritti sopra sono sufficienti ad affrontare qualsiasi condizione di surf, tuttavia in commercio esistono altre varietà di ami che non abbiamo volutamente elencato in quanto poco o niente attinenti alla nostra disciplina, per esempio i Circle Hook, che sono ami dalla particolare conformazione della punta detti anche ami autoferranti, il Crystal amo dal filo sottile adatto a molteplici tipi di pesca leggera, l’Uptide ed altri ancora.

    Bene, completata la panoramica dedicata agli ami, a conclusione del tutorial dedichiamo un breve spazio ai nodi.

    Esistono una infinità di nodi, più o meno validi, elencarli tutti ci vorrebbe una trattazione specifica per cui in questa sede ci limiteremo ad elencare i più usati ed affidabili.
    Ognuno di noi ha i suoi nodi preferiti, ci siamo arrivati dopo mesi, forse anni di sabbia calpestata e da quelli non ci si schioda, ma chi si approccia per le prime volte non ha le idee chiare come noi, è portato a pensare che tra un nodo e l’altro non c’è differenza, uno qualsiasi va bene, in realtà non è così.
    Nella scelta di un nodo è fondamentale conoscere la sua affidabilità, la consistenza e resistenza una volta eseguito, che viene espressa in percentuale sul carico di rottura della lenza.
    Ecco quindi che a secondo del nodo eseguito potremo avere carichi di rottura che vanno dal 70 fino a quasi il 100% della lenza impiegata, e non sono variazioni di poco conto se considerate che abbiamo spesso a che fare con gli elementi della natura che ci remano contro: correnti, alghe, da un po' di tempo anche buste di plastica abbandonate (piene d’acqua, ovviamente) ed ogni tanto pure un pesce all’amo, sono lì a ricordarci che se le cose non vengono fatte bene la famosa legge di Murphy è sempre in agguato, e state tranquilli che se una cosa deve andar male……
    Una esagerazione? Forse si, ma mica tanto, e se molti di noi ad ogni battuta fanno i nodi nuovi un qualche fondo di verità ci sarà.
    Un aspetto spesso sottovalutato che ho avuto modo di notare è la mancanza di lubrificazione di un nodo durante la sua esecuzione. Eseguire il serraggio di un nodo a secco causa il surriscaldamento del nylon e può seriamente compromettere la sua struttura molecolare, per cui ricordatevi sempre di lubrificare il nodo prima di serrare.

    Fatte queste premesse importanti, quella che segue è una proposta dei nodi tra i più utilizzati per legare gli ami ad occhiello e a paletta.



    Palomar.

    Il Palomar è un nodo che si presta bene a qualsiasi occhiello, può essere eseguito su un amo ma anche una girella. La sua esecuzione è tra le più semplici, se ben eseguito conserva un carico di rottura fra il novantacinque ed il cento per cento del carico di rottura della lenza impiegata.
    figura 1) doppiare il terminale della lenza per 15-20 cm. di centimetri e introdurre la metà nell'occhiello dell'amo;
    figura 2) eseguire un nodo semplice avvolgendo il corpo di lenza ed il capo libero con l'amo rivolto verso il basso;
    figura 3) prendere la parte terminale dell’asola, far passare l’amo al suo interno e accompagnarla verso l’occhiello dell’amo;
    figura 4) prima di serrare il nodo lubrificare per bene, quindi tirare le due estremità fino a che il nodo non sarà ben stretto intorno all’occhiello. Tagliare il capo libero a tre millimetri dal nodo.

    Palomar_SD



    Improved Clinch.

    Il nodo Improved Clinch (detto brevemente Clinch) è un altro dei più utilizzati quando c’è un occhiello, sia amo o girella. Di facile esecuzione, se ben eseguito è in grado di conservare fino al novantacinque per cento del carico di rottura della lenza impiegata.
    Del Clinch esistono alcune versioni ed il loro impiego è in funzione del diametro della lenza prescelta. A noi ne interessano sostanzialmente tre: con diametri fino allo 0,30 – 0,35 si utilizza il clinch a 7/8 spire, per diametri maggiori è consigliato il Clinch con 4/5 spire max, oppure il Clinch con lenza doppiata, illustrato più avanti.

    figura 1) prendere uno spezzone di lenza di circa 10 cm., farlo passare nell'occhiello e risalire indietro affiancando al corpo lenza;
    figura 2) con il corrente creare 7/8 spire lungo il corpo di lenza, quindi passare il corrente nell’asola vicino all’occhiello;
    figura 3) dopo aver fatto fuoriuscire il corrente dall’asola prendere il corrente e inserirlo nel tratto di filo che corre affiancato alle spire;
    figura 4) Prima di iniziare il serraggio lubrificare per bene, quindi tendere il capo libero per avvicinare le spire, dopodiché si inizia a stingere il nodo tirando delicatamente da entrambi i lati (amo e corpo lenza) fino a che le spire non saranno accostate. Tagliare il capo libero a tre millimetri dal nodo.


    Improved_Clinch_SD_0



    Il Clinch su lenza doppia.

    Il nodo Clinch doppiato è adatto per lenze di diametro superiore allo 0,40 e se ben eseguito la sua affidabilità è oltre il 95% del carico di rottura della lenza.
    Il principio di esecuzione è simile al Clinch, bisogna soltanto prestare un pochino di attenzione durante la fase di accoppiamento delle spire doppiate, debbono rimanere perfettamente parallele senza accavallamenti.

    figura 1) prendere uno spezzone di lenza di circa 35-40 cm e doppiarlo, farlo passare nell'occhiello e risalire indietro avvolgendolo attorno al corpo di lenza per 4/5 giri, prestando attenzione che le spire si dispongano correttamente, senza accavallamenti dopodiché passare il corrente doppiato nell'asola vicino all'occhiello;
    figura 2) dopo aver fatto fuoriuscire il corrente dall’asola prendere il corrente e inserirlo nel tratto di filo che corre affiancato alle spire;
    figura 3) prima di iniziare il serraggio lubrificare per bene, quindi tendere il capo libero per avvicinare le spire, dopodiché si inizia a stingere il nodo tirando delicatamente da entrambi i lati (amo e corpo lenza) fino a che le spire non saranno accostate. Tagliare il capo libero a tre millimetri dal nodo.

    Clinch_doppiato


    Il nodo Uni Knot.
    Versatile, adatto a legature su ami a paletta e occhiello, ma anche girelle e artificiali, il nodo Uni è uno dei nodi più utilizzati nella pesca. Così come l’Improved Clinch, anche per il nodo Uni esiste la versione semplice e la versione doppiata.
    La semplice esecuzione e l’alto carico di rottura i suoi pregi migliori, se ben realizzato è capace di conservare oltre il 90%, con valori prossimi al 100% del carico di rottura della lenza impiegata in caso di nodo doppiato.

    figura 1) prendere un capo del monofilo e farlo passare dentro l’occhiello per circa 25 cm., affiancare lungo la lenza entrambi i capi e creare un asola;
    figura 2) avvolgere per 6/7 volte il capo libero dentro l’asola del doppiato;
    figura 3) tirare l’estremità del capo libero per bloccare le spire;
    figura 4) lubrificare per bene quindi tirare il filo-madre per far scorrere il nodo a battuta contro l’occhiello. Serrare e tagliare il capo libero a tre millimetri dal nodo.

    Uni


    Il nodo Uni per ami a paletta.

    Dei pregi e caratteristiche ne abbiamo già parlato sopra, vediamo invece l’esecuzione che per questa versione se ben eseguita riesce a conservare fra l'ottantacinque ed il novanta per cento del carico di rottura della lenza impiegata.
    figura 1) prendere un capo del monofilo di circa 20 cm. e affiancarlo al gambo dell'amo, più o meno a quindici centimetri dalla sua estremità e creare una curva;
    figura 2) nella curva così ottenuta avvolgere il monofilo rimasto libero a disposizione creando 6/7 spire, avendo cura di avvolgere sia il gambo che il filo che si trova affiancato;
    figura 3) lubrificare per bene e procedere a richiamare delicatamente il capo libero avendo cura di chiudere correttamente le spire. Con una pinza stringere definitivamente il nodo tirando il corpo di lenza. Tagliare il capo libero a tre millimetri dal nodo.

    Uni_a_paletta


    Quindi, ricapitolando, affidatevi sempre ai nodi affidabili, prima di ogni sessione di pesca fate i nodi nuovi, durante la sessione controllate sempre lo stato di salute soprattutto dopo una cattura o una mangiata a vuoto, al minimo dubbio rifatelo, oppure sostituite direttamente il bracciolo che vi siete preparati a casa, magari già innescato durante una delle pause della sessione.

    Siamo giunti alla fine di questo Tutorial dedicato ai novizi. Il prossimo sarà dedicato alle esche del surfcasting e alle tipologie di innesco.

    Per concludere la solita raccomandazione rivolta all’ambiente: anche gli ami che sostituiamo durante la sessione di pesca sono rifiuti al pari della lenza ed altro ancora, per cui li conserveremo nella nostra busta che raccoglie i nostri rifiuti (magari biodegradabile), pronti per essere smaltiti una volta arrivati a casa.
    Perché a noi vedere il mare soffocare giorno dopo giorno a causa della stupidaggine umana fa una tristezza infinita.


    Edited by sandro rau - 23/5/2019, 09:02
     
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    biccerello

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    Complimenti Dino per la bella guida ottimo contributo per chi sta iniziando come me.

    ps. il prossimo tutorial che farai spero che sia sulle girelle, i diametri da usare, ecc... ecc...

    ciao e grazie a tutti.
     
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    Alessandro Nardi

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    Sono riuscito a fare veloce questo video .
    Questi sono i due nodi che eseguo e che ho testato migliori in confronto ad altri , sono semplici da realizzare una volta acquisito il meccanismo
     
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    Abbuscati u pani...

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    Grandi ragazzi anche questa un ottima guida considerando i miliardi di ami che esistono lo trovata molto utile ed esplicativa anche per i nodi. Grazie :D
     
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  5. nura_rikuo
     
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    Puo' bastare un grazie per esprimere tutta la gratitudine per il vs impegno nel renderci piu' comprensibile questo fantastico mondo ??

    GRAZIE !!!

    Luca
     
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    biccerello

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    Grazie Sandro, un lavoro migliore non era possibile farlo.
     
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    Dino

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    CITAZIONE (Fucecchiese @ 18/5/2019, 22:08) 
    Sono riuscito a fare veloce questo video .
    Questi sono i due nodi che eseguo e che ho testato migliori in confronto ad altri , sono semplici da realizzare una volta acquisito il meccanismo

    Grazie di cuore per il contributo, Alessandro.

    Un sentito Grazie anche a tutti voi, sapere che in qualche modo questi tutorial vi sono tornati utili è per noi motivo di soddisfazione, abbiamo raggiunto lo scopo che ci eravamo prefissi.
     
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    paffarolo

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    come sempre un grazie :D
     
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    Un altro bel lavoro ;)
     
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    Grazie per il prezioso contributo. Si potrebbe aggiungere il tipo di ami ( aberdeen prodotti negli anni Ottanta del secolo scorso dalla Mustad)che al posto dell'occhiello o della paletta hanno dei barbigli.
     
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    CITAZIONE (Domar @ 24/5/2019, 08:03) 
    Grazie per il prezioso contributo. Si potrebbe aggiungere il tipo di ami ( aberdeen prodotti negli anni Ottanta del secolo scorso dalla Mustad)che al posto dell'occhiello o della paletta hanno dei barbigli.

    mai visti... abbiamo foto??
     
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    E' pericoloso avere ragione quando le autorità costituite hanno torto

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    Buongiorno
    Fucecchiese hai fatto una cosa splendida, dopo tanti anni di pesca non avevo mai eseguito il nodo in quel modo (la prima parte) ed è molto esaustivo :)
    Un grazie anche a Dino per lo sbattimento nel fare questa guida ora perlomeno conosco i nomi degli ami :rolleyes: :rolleyes: :rolleyes:
    Saluti
    Sdrembo
     
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    timore del pabulum

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    CITAZIONE (Ale7x8 @ 24/5/2019, 08:20) 
    CITAZIONE (Domar @ 24/5/2019, 08:03) 
    Grazie per il prezioso contributo. Si potrebbe aggiungere il tipo di ami ( aberdeen prodotti negli anni Ottanta del secolo scorso dalla Mustad)che al posto dell'occhiello o della paletta hanno dei barbigli.

    mai visti... abbiamo foto??

    Devo controllare se ho ancora qualche vecchio amo.
     
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    Dino

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    CITAZIONE (Domar @ 24/5/2019, 09:12) 
    CITAZIONE (Ale7x8 @ 24/5/2019, 08:20) 
    mai visti... abbiamo foto??

    Devo controllare se ho ancora qualche vecchio amo.

    Ho capito cosa intendi. Non ti prometto niente, ma di questo amo forse ho ancora qualcosa conservato, devo controllare.
    Era particolare, al posto dell'occhiello e della paletta aveva delle sporgenze, e se non ricordo male erano due, che facevano da appoggio per la tenuta del nodo.
     
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    Atleta di "rango" (sigh!) del fu Long Casting Latina VINTAGE ADMIRER [ già ma.si.sa.]

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    CITAZIONE (Domar @ 24/5/2019, 08:03) 
    Grazie per il prezioso contributo. Si potrebbe aggiungere il tipo di ami ( aberdeen prodotti negli anni Ottanta del secolo scorso dalla Mustad)che al posto dell'occhiello o della paletta hanno dei barbigli.

    Quell'amo non aveva dei barbigli ma delle tacche di ritegno per fermare le spire di filo.
    Meloni all'epoca propose per l'utilizzo il nodo Snellig che è quello che fa vedere Alessandro nel video di prima (il primo nodo).

    Edited by RaiS® - 24/5/2019, 12:52
     
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