La pesca professionale

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    Sardigna Libera

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    L' impoverimento sempre più alto del Marenostrum, l' estinzione di varie specie, il pericolo per tante altre.. Lo strascico, le reti da posta, i vari palamiti sottocosta.
    La parola a chi ha vissuto e lavorato in barca per anni e nelle varie stagioni dell' anno.
    Freshlydead che ci racconti?
     
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    paffarolo

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    Seguo con molto interesse la discussione...
     
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    lauda lu mari e teniti a la terra!

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    Grazie per l'invito, anche se mi sento non poco in imbarazzo.
    Come potete immaginare, tutto non è riassumibile in poche frasi o concetti, sono molti i punti da analizzare e ho bisogno del vostro aiuto per districarmi senza finire a parlare di temi a casaccio.
    Tenete conto, comunque, che la mia realtà è rappresentata da alcuni tipi di pesca effettuati nelle coste della Sicilia orientale, del Canale di Sicilia, e della Calabria tirrenica e ionica e che ci sono infinite tipologie di imbarcazioni e sistemi di pesca riguardo ai quali non potrei esprimermi per sapere diretto, e sui quali non mi esprimo quindi.
    Un punto di partenza, però, oltremodo storico, potrei individuarlo in una discussione avuta qualche tempo addietro con il mio capitano riguardante il numero delle imbarcazioni e dei sistemi da pesca.
    La sua è una famiglia di pescatori da generazioni e circa un mesetto fa gli chiesi se fosse arrivato ad andare a mare, per cosi dire, all'antica.
    Stiamo parlando degli anni a cavallo tra la fine dei 60 e l'inizio dei 70.
    Si usciva a mare senza strumenti, si utilizzavano la bussola, le carti nautiche, e una cima con la pietra per misurare il fondo. Buona parte dei mari più profondi, tipici della Sicilia orientale erano quindi esclusi.
    Quando si usciva a mare per la pesca dello spada con i primi palangari ad esempio, le battute di pesca duravano tre giorni massimo, visto che l'unico modo di stivare il pesce erano le balate di ghiaccio che avevano vita breve.
    Quando si decideva di rientrare poi, non si sapeva nemmeno dove si sarebbe arrivati prima di scorgere un riferimento sulla terraferma, poteva anche essere la calabria, o malta.
    Per queste ragioni uscivano pochissime imbarcazioni a mare aperto, da contarsi sulle dita di una mano almeno per la mia città, ed era ovvio, ci volevano le palle quadrate per fare quel mestiere che oggi non esiste più.
    Il progresso e la tecnologia indiscutibilmente sono di fondamentale importanza in ogni settore, inarrestabile è la loro avanzata, ma a che costo in un mare che ha le potenzialità ma non più il tempo di rigenerarsi.
    Affacciandovi sul porto di Lampedusa, per limitarci a un esempio, ad occhio potreste accorgervi che sono più le barche da pesca che la popolazione dell'isola; affacciandovi in giorni di maltempo sulla parte a ridosso dell'isola, non è raro vedere decine e decine di imbarcazioni da pesca nordafricane ricoverate li in attesa di riprendere il mare.
    Trovare una zona di pesca sulla quale non ci sia già calata un'altra imbarcazione è un miracolo oggi.
    Questo sicuramente è un problema odierno, del mare come di altri settori, e in particolar modo tipicamente italiano: la crescita indiscriminata del numero delle imbarcazioni e delle licenze da pesca rilasciate negli anni ha causato un inflazione insostenibile, che si cerca di arginare oggi con tavole troppo corte per le falle oramai aperte.
     
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    ___Pesce&Love___
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    La risposta a mio avviso è molto semplice: all'umanità non è mai fregato un cazzo del pianeta. e per quanto si rattoppi da una parte, si lacera più profondamente dall'altra. quando saremo pronti a preservare non ci sarà piu nulla di vivo in natura. e i mostri siamo tutti: le nostre auto, i nostri vestiti, il nostro sfruttar tutto e il nostro non vedere. l'umanità è un enorme parassita. la pesca professionale è gestita come tutto il resto.
     
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    paffarolo

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    È il capitalismo che ha fallito. Da quando il valore di scambio ha superato il valore d'uso,in ogni settore è prevalso lo sfruttamento delle risorse e delle persone. Prima la pesca era funzionale al sostentamento del pescatore e della sua famiglia, poi è subentrata al suo posto la pesca industriale funzionale al guadagno indiscriminato degli imprenditori. So che è un discorso un po marxista, ma è la realtà dei fatti. bisogna fissare dei paletti al liberismo sfrenato che ha permesso a queste persone senza scrupoli di prosciugare il mare e inquinare il nostro pianeta! I fermi biologici non bastano più !
     
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    paffarolo ardito

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    Il punto è che il pesce non si fabbrica , non importa niente a nessuno che se tra non molto il mare sarà solo un contenitore di spazzatura e liquami industriali.
    Le lobby in questo settore non esistono ,non ci sono ricavi altrimenti ci sarebbero divieti a 5 stelle.
    Mi dispiace dirlo , per oggi andiamo pure in corsica o sull oceano appena fuori dallo stretto per divertirci , ma non illudiamoci non durerà ancora per molto.
     
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    Sardigna Libera

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    Faccio una domanda diretta a Freshly Dead o a chi come lui ha lavorato e lavora in barca.
    Il fermo biologico viene rispettato? Si strascica? Il novellame che rimane nelle reti viene liberato o muore? Si rispetta almeno la taglia e il numero massimo? Scusa tutte queste domande ma vorrei orientare la discussione più all' aspetto tecnico della pesca dalla barca professionale.
    Che all' uomo non frega e non è mai fregato nulla del pianeta purtroppo lo sappiamo ormai.
     
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    Alessandro Nardi

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    A Proposito!!!!!!


    http://www.gonews.it/2017/01/10/maxi-seque...-della-toscana/
     
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    Sardigna Libera

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    CITAZIONE (Fucecchiese @ 10/1/2017, 20:39) 

    Piano piano..
     
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    paffarolo

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    Io parlo della piccola realtà
    Del Veneto, in quanto conosco bene la situazione e l'ho approfondita, ed ho potuto notare gli effetti sul mare. Per me i problemi principali sono 3:
    1) mancanza di controllo da parte della guardia costiera: quante volte in estate chiamo per segnalare barche a 50 metri da riva strascicare(dove in estate c'è il fermo) e ricevendo come risposta un : andremmo a controllare la situazione. salvo stare ad aspettare ore senza vedere nessuno arrivare e sti st****i non rispondono neanche ad una seconda chiamata, per evitare di muovere il culo.
    2) lo strascico: estate o inverno che sia, barche fanno continuamente avanti ad indietro con le reti a strascico, con il risultato di eliminare vongole e cappelunghe, il problema è che lo strascico colpisce anche i pesci, direttamente e non: primo priva il nutrimento, secondo i pesci possono rimanere impigliati nelle reti, e di certo non vengono liberati.
    In estate, ho potuto notare questo cambiamento negli ultimi anni: una volta si prendeva la maschera e si andava a prendersi qualche vongola per farsi la pasta a pranzo, adesso completamente impossibile: le vongole che riescono a sopravvivere, sono sempre le più piccole che chiaramente, per rispetto del mare non raccolgo, e le trovo sempre tutte disabbiate, segno che qualcosa muove il fondale.
    3) la taglia: quante volte al mercato si vedono oratelle, ombrine e spigoline sotto i 10 cm vendute come pesce da frittura? poi lamentiamoci che in veneto le orate più grosse toccano lo straordinario record di 6 etti, che il mare è poco pescoso, purtroppo finché non si finisce con sta storia la situazione è destinata solo a peggiorare
     
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    Sardigna Libera

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    È così dappertutto ma come scritto sopra la discussione sarebbe bello incentrarla sui comportamenti a bordo e come realmente si applicano le regole in barca. Se parliamo di pescherie e reti sotto costa ecc.. Sarebbe la milionesima.
     
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    lauda lu mari e teniti a la terra!

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    Una cosa importante è distinguere tra i diversi sistemi di pesca.
    Cosi come a surf utilizzare ami di grossa dimensione normalizza la taglia del pescato, salvo le c.d. catture accidentali, allo stesso modo differenti sistemi di pesca hanno differenti margini di selettività.
    Viene sovente indicata negativamente la c.d. "paranza", e non a torto.
    La pesca a strascico, è a mio modesto parere, il sistema peggiore tra quelli a disposizione; tra le altre cose, difficilmente è possibile inquadrarlo in una vera attività di pesca. E' più propriamente un rastrellamento indiscriminato.
    Non ho mai effettuato questa pesca ma sono stato ospite su questo tipo di imbarcazione, e quello che principalmente mi ha colpito era la quantità di pesce povero (un misto di pesci, dalla sarda alla razza, piuttosto che il gronco o il granchio, e molto altro ancora) che veniva rigettato in mare, praticamente morto, a palate. In proporzione era nettamente in svantaggio ad ogni cala la quantità di pesce che veniva trattenuto (triglie, calamari, seppie, polpi..)
    Questa pesca, oltre a catturare indiscriminatamente per taglia e qualità, ara il fondo, lo distrugge, lo impoverisce giorno dopo giorno, in quanto le cale spesso si ripetono sui medesimi itinerari.
    Non credo che la mia esperienza sia stata particolare, credo anzi che la sostanza non cambi tra le varie imbarcazioni.
    Solitamente poi, le "paranze" sono natanti di grossa dimnsione che hanno la possibilità di rimanere in mare anche in condizioni di maltempo, riuscendo ad effettuare consecutivamente tutti i giorni di pesca della settimana.
    Personalmente credo proprio che questo sistema contribuisca eccessivamente alla distruzione dell'ambiente marino.
     
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