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il Gattone.
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Giacchecè una Sezione apposita, ripropongo un vecchio raccontino che scrissi un po' di anni fa
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Milano, 7 dicembre 2001
E' da un po' di tempo che i venti da NE hanno la meglio e
dovendo attualmente far riferimento al mar Ligure, è ovvio che non creino
le condizioni migliori per pescare, rendendomi fastidiosa una situazione
che da ragazzo invece auspicavo e godevo.
La mia passione di pescator da
spiaggia nasce nella costa orientale del Salento, a campo di Mare, una
piccola frazione turistica a una quindicina di km a sud di Brindisi, molto
vicina alla linea di confine con la provincia di Lecce, all' etremità
meridionale di una spiaggia lunghissima che parte a nord da Torre
Mattarelle per terminare a sud all' inizio di Torre S.Gennaro, a 300 metri
da casa mia.
Non sono certo i Caraibi, ma vuoi il DNA, vuoi gli amici,
parecchio per le ragazzotte e un po' anche per i parenti, mi sembrava il
posto più bello del mondo, anzi, l' unico posto al mondo.
Nato
erroneamente a Milano, da una famiglia in cui i figli hanno insegnato l'
italiano ai genitori, ogni occasione mi pareva buona per fuggire giù.
quindi, finita la scuola, per me era sempre la prima settimana di giugno, e
fino a quasi tutto settembre, mi riterronizzavo con gran piacere andando a
parcheggiarmi da Zio, che peraltro mi ha sempre considerato il figlio
maschio che non è riuscito ad avere.
La molla che mi spingeva è sempre
stata la compagnia, non che a Milano non l' avessi, ma i rapporti sono
oggettivamente differenti.
Da bambino gli amici, con cui imperversare a
destra e a manca, cavalcando immaginari mustang alla ricerca di comanches
da combattere e Dio solo sa quanti colpi abbiano sparato i nostri bastoni o
cannette, o andando a caccia di lucertole, o andando a fare ricci o granchi
da portare al Bar per farceli cuocere al vapore della macchina da caffé e
mangiarceli a scottadito.
Che sapori.
E che odori.
Da adolescente la
molla era diventata il profumo della pelle delle mie conterronee, quelle
caratteristiche, a volte arabeggianti, a volte normanne, che si mischiavano
in quei corpi da scoprire, che mi prendevano lo stomaco e lo
attanagliavano, nell' attesa del trionfo, un bacio lungo e profondo da far
sentire la saliva scendere sul mento, o della debacle, il viso che si
scosta per porgerti una guancia, o una mano che delicatamente ti si posa
sulle labbra a frenare l' irruenza.
Quale che fosse l' età, comunque, un
comune denominatore mi attirava sempre in maniera animale: il mare, e
soprattutto i suoi abitanti.
Ho imparato negli anni a conoscere palmo a
palmo quella spiaggia.
Le zone di sabbia, con un canalone parallelo alla
battigia largo da 20 a 40 metri a seconda dei punti, con un dente
accentuato da cui il fondo sprofondava regolarmente verso il largo. Durante
le mareggiate di Grecale quel canalone offriva la possibilità di fare
bagni in mezzo alla schiuma, giocando con le onde che vi si frangevano, e
alla scaduta si trasformava in un pascolo certo per tanti casciuli
(mormore) e, quando era tempo, di branchi di spine (spigola maculata). Se
il mare era calmo la ricerca si spostava alla base esterna del dente
Le
piattaforme, zone col fondale che sembrava di sabbia, ma appoggiandoci i
piedi ci restavi male per quanto era duro, una sorta di cotto marroncino
chiaro che sembrava argilla rinsecchito ( perdonate l' ignoranza, ma non so
che materiale fosse), dove con scaduta si prendevano saraghi, anche grossi,
qualche corvina, curgiuni (ghiozzoni che raggiungevano anche il mezzo
chilo), polpi e, nelle notti di luna nuova, tanti di quei ruenc (gronchi)
da diventare matti, di tutte le misure.
Nessuno mi aveva mai spiegato cosa
fosse un canalone, o una secca, cosa fosse la corrente primaria, la
secondaria, la laterale, cosa avvenisse sotto le onde, cosa fosse un
pascolo. Andavo a pescare con uno Zio contadino e ciò bastava.
So solo che
il mare mi ha insegnato a conoscerlo, con semplicità e umiltà, facendomi
andare a pescare in certi punti in base alle condizioni, ed io non sapevo
cosa fossero e cosa creassero certe condizioni, ma le avevo registrate nel
mio istinto e nella memoria, e basandomi sulla memoria percorrevo la
spiaggia alla ricerca di una sovrapposizione tra gli elementi mnemonici e
quelli oggettivi.
So solo che ero uno dei pochi ad aspettare la
Grecale, il NE, e a diventar pazzo di fronte ad una scaduta, che per gli
altri serviva solo a far spiaggiare la posidonia strappata dalla
mareggiata, ma per me era emozione.
Fatto sta che facevo quasi sempre un
mucchio di bel pesce e ne perdevo altrettanto.
La pesca era semplice, a
fondo con un piombo forato in cui facevi passare 2 o 3 volte il filo,
bloccando con 3 o 4 nodi semplici, la cui bava lunga poco più di una
trentina di centimetri fungeva da terminale, con legato un bell' amone di
cui non saprei dire la misura, ma non meno di un 4 attuale.
L' esca non
mancava mai, bastava andare alla torre di S. Gennaro, sgarrata da secoli,
durante la bassa marea, sollevando le pietre piatte, nelle possanghere con
resti di posidonia si trovava vermara (una sorta di piccolo verme di
rimini) di tutte le misure; si metteva nel secchio la quantità necessaria e
via a pesca.
L' attrezzatura era da vergogna.
5 o 6 tavolette di
sughero con la lenza avvolta, nel qual caso si estraevano una trentina di
metri di filo e con un "drop" di circa un metro, si faceva roteare a mo' di
bolas e si lanciava, 2 canne a innesti lunghe neanche 2 metri, in fibra di
vetro, con mulinelli di metallo erano il massimo della tecnologia a
disposizione.
Si disponeva il tutto lungo la spiaggia, infilando i sugheri
nella sabbia, quando cadeva si andava a recuperare il pesce, e appoggiando
le canne ad un ramo a forcella in attesa del "din-din" del campanello.
Preistoria.
A volte penso a cosa sarebbe accaduto se avessi avuto ai tempi
attrezzatura e tecnica odierna, ma la prima cosa che mi viene in mente è
che forse avrei passato il tempo a grattare la schiena ai pesci
Gattone. -
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Noi pescatori, in fondo, siamo dei gran sentimentaloni !!
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Felinux.
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Bellissimo!
...e viva il Grecale!!!. -
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Come non quotarti Gattone? Io, che abito, lavoro, vivo e pesco nel Sud-Ovest della Sardegna, dove il maestrale soffia per 300 giorni l'anno e le scadute a Piscinas, Torre dei Corsari, Pistis, Costa Verde, Scivu sono tra le più pescose dell'isola, non appena la condizione si trasforma da Maestrale a Greco, carico l'attrezzatura e parto, quasi certo del risultato, verso la mia spiaggia magica(che non svelo perchè vorrei rimanesse tale) del Nord - Ovest che, in quelle condizioni regala emozioni uniche.
Il sentimento ed il romanticismo che trasudano dalla tua storia sono contagiosi. Grazie per averli condivisi.. -
Rombo53.
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Mamma mia, mi riporti indietro con la mente ai bei tempi passati. Quante nottate, a volte soddisfacenti e a volte a limite del cappotto. Allora tutto era diverso: dalle canne pesanti ai muli ingombranti e la stanchezza si faceva sentire eccome. Però la passione e l'amore per il surf faceva dimenticare ogni cosa e se il giorno successivo la mareggiata era quella giusta non c'era stanchezza che poteva tenere: ci si andava di nuovo. . -
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Sai a volte penso la stessa cosa. Bello mi ricorda l'infanzia spensierata passata nel mare di Alghero..... . -
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Il surfcasting non è un modo di pescare ma una filosofia di vita
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Micetto così non vale mi riporti di troppi anni indietro mi ha fatto venire i lucciconi . -
black fisherman.
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e poi la gente non crede quando gli si dice "io quando sono a pesca mi dimentico di tutto" grazie per il racconto . -
Avannotto.
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Bellissimo racconto, anche se non posso dire la mia perchè non ero nemmeno nato!! . -
ale74surfcasting.
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bello . -
tecnociccio.
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ho avuto l'onore di leggere per primo, diverso tempo fa, il racconto del buon gattone....ero a bologna e si parlava di nostalgia per la nostra terra....i brividi sono gli stessi di quando lo ho letto oramai 3 anni fa...
e ncora nu simu stati cazzi ku ni ttramu...male..molto male. -
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pesco per rilassarmi e per rinverdire il mio armadio...i cappotti non sono mai troppi
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- A Bologna ci abito, a Ravenna mi divertivo di più...a Vieste ci sono nato
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Gattone leggo solo ora il tuo bel racconto e in esso ho ritrovato i racconti di mio zio che ha decido di diventare il guardiano del faro dopo essersi reso conto che mai e poi mai avrebbe potuto allontanarsi dal suo mare: il mare di vieste.
nelle tue parole leggo le stesse storie ed emozioni che lui, ogni volta che mi vede uscire di casa armato fino ai denti, racconta.
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Loris L..
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bello..c'è un pezzo in particolare . -
herbman.
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Cribbio gattone sembra la mia di storia, anche io emigrato a milano ma sempre con il cuore al mare, la mia fortuna era di avere una zia residente in liguria dove i miei mi sbaraccavano appena chiusa la scuola poi ad agosto si tornava in abruzzo, a quei tempi qui si pescavano tante di quelle anguille e spigole , certo aver avuto allora le attrezzature di oggi.... ma che cavolo eppure il pesce lo prendevamo oggi invece per fare le mormore e qualche spigola...... . -
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Rileggo ora dopo qualche anno...bellissime sensazioni, soprattutto ora che sono lontano da un po' dal mare.
Bella Gatto'!.