Saraghi di gomma

Malattia? Errore? Chi sa parli

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    Atleta di "rango" (sigh!) del fu Long Casting Latina VINTAGE ADMIRER [ già ma.si.sa.]

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    Molto interessante, però mi pare di capire che rimaniamo nel campo della possibilità, è corretto?
     
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    Fabrizio

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    Velletri (RM)

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    CITAZIONE (BoboRM @ 20/1/2018, 00:17) 
    Me ne sono occupato (e per poco non mi sono preso una denuncia per procurato allarme) scrivendo un articolo per Next Quotidiano ad Ottobre 2014. Da allora la cosa è evoluta, un gruppo di biologi marini ha condotto una ricerca e ne ha pubblicato i risultati, per farla breve vi allego un riassunto:

    "Le specie aliene vegetali, come l’alga di origine tropicale Caulerpa racemosa, che hanno recentemente invaso il Mar Mediterraneo sembrano avere un impatto maggiore di quanto si pensasse sulle abitudini alimentari di alcune importanti specie ittiche di pregio. Da questo studio multidisciplinare di un gruppo di ricercatori italiani appartenenti a diversi Enti, recentemente pubblicato sulla rivista scientifica PlosOne, emerge, infatti, che esiste un’interazione tra alghe invasive e la specie endemica del sarago maggiore (Diplodus sargus), scoprendo che questo pesce ha letteralmente modificato la sua dieta da quando trova questa “prelibatezza tropicale” nei fondali dove solitamente si nutre. Questa specie aliena è diventata uno dei principali alimenti di questa importante specie di pesce. Il sarago nutrendosi di Caulerpa racemosa (varietà cylindracea) accumula l’alcaloide caulerpina (una tossina contenuta in queste alghe “killer” che viene liberata quando ne viene recisa una parte) in molti dei suoi tessuti alterandone la qualità. Il livello di caulerpina nei tessuti dei saraghi è stato utilizzato come indicatore dell’esposizione trofica dell’alga invasiva e collegato ad alterazioni cellulari e fisiologiche che sono state osservate.
    I ricercatori italiani scrivono su PlosOne che «Tali effetti includono l’attivazione di alcuni percorsi enzimatici (catalasi, glutatione perossidasi, glutatione S-transferasi, glutatione totale e la capacità antiossidante totale, 7-etossi resorufina O-deethylase), l’inibizione di altri (l’acetilcolinesterasi e ossidasi acylCoA), con un incremento dell’indice epatosomatico e la diminuzione dell’indice gonadosomatico. Le alterazioni osservate potrebbero portare ad uno stato di perdita della salute ed a comportamenti alterati, impedendo potenzialmente il successo riproduttivo delle popolazioni ittiche». Fortunatamente non ci sono problemi di intossicazione per l’uomo ma il passaggio da una dieta composta da animali e piante a una dieta basata principalmente sull’alga invadente potrebbe influenzare le proprietà organolettiche e la qualità di questa risorsa ittica. Il valore nutrizionale, il gusto e il sapore del filetto del pesce infatti, dipendono sia dalla quantità di grassi e dalla composizione degli acidi grassi che dagli aminoacidi del muscolo che sono tutti fortemente influenzati dalla dieta. Il fatto che le specie invasive siano in grado di modificare le abitudini alimentari di alcuni pesci potrebbe essere quindi la spiegazione delle recenti frustrazioni di molti amici pescatori."

    Aggiungo che la cottura scatena una specie di emulsione dei grassi (personalmente a volte ho trovato il bolo alimentare contenuto nelle viscere molto grasso, quasi con una consistenza saponosa) che rende le carni dure e fibrose.

    Insomma, la colpa è di quest'alga, la Caulerpa racemosa, stretta parente della "caulerpa taxifolia", fantomatica alga killer di origine tropicale che fece preoccupare molti negli anni 80, ma che poi si dimostrò tutt'altro... un ottimo depuratore delle acque, tanto che oggi viene utilizzata come stabilizzatore nei filtri degli acquari marini.

    Le coste tirreniche, dalla Campania alla Liguria, sono invase dalla "racemosa", cercatela in rete e vi accorgerete che, soprattutto dopo le mareggiate estive, è piuttosto frequente trovarla frammentata in spiaggia.

    Aggiungo che nell'ultimo paio d'anni sembra ci sia un regresso del fenomeno, tra il 2004 (periodo di inizio segnalazioni) e il 2015 (momento di fine ricerca) la casistica era pesantissima.
    La speranza è che si tratti di un ciclo, spesso in mare sono state riscontrate mutazioni alle quali lo stesso habitat marino ha posto rimedio, riequilibrando le condizioni precedenti... speriamo sia così anche stavolta.

    In rete è facile trovare riscontri.

    Interessante!
    Avevo letto qualche cosa di simile ma non avevo trovato riferimenti attendibili.
    Ne approfitto per chiederti se puoi linkarmi l articolo su PlosOne :)
     
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  3. BoboRM
     
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    CITAZIONE (RaiS® @ 20/1/2018, 12:16) 
    Molto interessante, però mi pare di capire che rimaniamo nel campo della possibilità, è corretto?

    No. Sono fatti accertati da istituti validati. Ho avuto modo di capire che c'è un grande monitoraggio in rete su notizie di questo tipo, molti biologi marini, giustamente, sono pronti a farti a pezzi non appena te ne esci con discorsi inconsistenti e/o azzardati, figuriamoci se pubblicano studi senza una adeguata base sperimentale...

    ---

    Fabrizio, l'articolo ce l'ho cartaceo, e avrei anche qualche difficoltà a ritrovarlo... Puoi però trovare un esteso resoconto qui:

    http://abcterra.altervista.org/wordpress/saraghi-vs-alieni/
     
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    paffarolo

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    Poveri Saragi .. Sarà una strategia per sopravvivere ? :D cmq grazie del contributo scientifico
     
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    biccerello

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    Dopo la prima esperienza di un sarago immangiabile da kilo, diversi anni fa,ho adottato alcuni accorgimenti: il primo la frollatura, cioè prima di mangiarlo lo lascio almeno 36 ore in frigo, il secondo, è stato una cottura più lunga del solito, ho aspettato che le carni, oltre ad avere il solito colore bianco del pesce cotto, si staccassero facilmente dalla lisca. Capisco che ci possa essere questo problema quando, durante la cottura, la pelle comincia ad arricciarsi a volte tirando con se parti dei muscoli. Alla fine son portato a ritenere che la frollatura adeguata o la mancanza della stessa siano la causa del fenomeno, infatti mi è capitato sempre che fossero "di gomma" se presi in periodi freddi o in estate appena prima del ritorno a casa, quindi quando dopo poche decine di minuti sono in frigo. Pesco in puglia sul lato adriatico.
     
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    Fabrizio

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    Velletri (RM)

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    Aggiorno questa discussione linkando un articolo che è stato recentemente pubblicato e che riporta i risultati di un sondaggio condotto tra i pescatori sportivi (compreso me e altri pescatori italiani).

    Qui il ink---> www.frontiersin.org/articles/10.3389/fmars.2020.00387/full

    I ricercatori trovano una correlazione con la vicinanza ai porti, e ipotizzano l'inquinamento da rame come una possibile causa.
    L'articolo discute anche il ruolo dell'alga C. cylindracea, e sembra in qualche modo smontare la teoria che indica questa alga come la causa. Sembra infatti che i saraghi di gomma sono stati segnalati fin dal 1980, decine di anni prima dell'invasione di C. cylindracea nei mari Europei.
     
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    Il primo e unico "sarago di gomma" che ho pescato risale al 2002 e pesava 800gr...credevo che il problema fosse dipeso dalla cottura alla brace, ma se considero che lo presi in una condizione di elevata turbolenza, posso pensare che il rigor mortis sia la causa principale. Se anche i vostri saraghi sono stati catturati in quelle condizioni, può essere un' ulteriore indicazione...per il resto non so'...non mi è più capitato.
     
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  8. daga
     
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    A me i Saraghi di gomma sono capitati molte volte, peccato, sarebbe potuta essere una preda interessante...
    In Atlantico questo fenomeno non l'ho mai riscontrato, nemmeno nei pesci di taglia, che è ben diversa da quelle del Mediterraneo.

    Edited by daga - 20/9/2020, 12:49
     
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    https://video.repubblica.it/gediwatch/il-d...637120-P1-S2-T1

    Buongiorno,
    ho trovato un video interessante su quotidiano Repubblica .. sopra il link
     
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    Poco ma bono!

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    Ottimo lavoro!
    Grazie!! :b:
     
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    CITAZIONE (Pralex @ 20/5/2021, 09:02) 
    https://video.repubblica.it/gediwatch/il-d...637120-P1-S2-T1

    Buongiorno,
    ho trovato un video interessante su quotidiano Repubblica .. sopra il link

    Stavo proprio per postare il video :D

    Davvero molto interessante.
     
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    paffarolo

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    Maruggio (TA)

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    Interessante...faremo allora il sushi di sarago :D
     
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    biccerello

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    Articolo di oggi:

    AGI - Le invasioni biologiche generano impatti negativi e imprevedibili negli oceani di tutto il mondo e sono una minaccia tangibile per gli organismi ad essi associati. Ne sono un esempio le macroalghe non indigene. Questi organismi sintetizzano infatti metaboliti secondari a fini difensivi, utili ad aumentare l'efficienza competitiva. E' il caso della Caulerpa cylindracea Sonder, 1845 (nota in passato come Caulerpa racemosa), che è giunta nel Mar Mediterraneo nel 1990 e che da allora mostra eventi di competizione con la flora e la fauna locale.

    E' già stato dimostrato che il sarago maggiore (Diplodus sargus Linnaeus, 1758) interagisce con questa specie aliena con conseguenze sia fisiologiche che comportamentali dovuti alla caulerpina, uno dei tre principali metaboliti secondari della C. cylindracea. Tra gli effetti anche la peculiare condizione delle carni a seguito della cottura, conosciuta con il termine di "sarago di gomma" o, scientificamente, come Abnormally Tough Specimen (ATS).

    Il nesso tra il fenomeno del "sarago di gomma" e l'alga nel Mar Tirreno è stato confermato da un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica "Frontiers in Marine Science" da ricercatori delle università della Tuscia, di Trieste e di Catania e della Stazione Zoologica Anton Dohrn - Istituto Nazionale di Biologia Ecologia e Biotecnologie Marine nell'ambito del Progetto CAR del CURSA - Consorzio Universitario per la Ricerca Socioeconomica e per l'Ambiente.

    Ricerca Made in Italy
    A firmare la ricerca sono stati: Andrea Miccoli (Università della Tuscia), Emanuele Mancini (Università della Tuscia), Marco Boschi (Università della Tuscia), Francesca Provenza (Università di Trieste), Veronica Lelli (Università della Tuscia), Francesco Tiralongo (Università di Catania), Monia Renzi (Università di Trieste), Antonio Terlizzi (Università di Trieste e Stazione Zoologica Anton Dohrn), Simone Bonamano (Università della Tuscia) e Marco Marcelli (Università della Tuscia).

    Il lavoro ha quantificato l'accumulo di caulerpina nel fegato del pesce anche in presenza di ridotto contenuto stomacale algale, suggerendo una possibile biomagnificazione della caulerpina per conto di molluschi ed echinodermi, che sono stati invece registrati con particolare abbondanza all'interno dei contenuti stomacali analizzati. Infine, attraverso un approccio eco-tossicologico di tipo multi-biomarker e analisi statistica multivariata, il lavoro ha mostrato delle correlazioni con processi cellulari chiave come lo stress ossidativo, il metabolismo, la neurotossicità e la perossidazione lipidica, nonche' con indici di condizione, negli individui ATS. Si è messo infine in evidenza come tutti gli esemplari ATS fossero maschi, aspetto sul quale verteranno le prossime linee di ricerca.
     
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    Molto interessante 👍👍👍
     
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    paffarolo

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    Vedevo oggi questo ultimo articolo:

    https://www.repubblica.it/green-and-blue/2...524205-P9-S3-T1
     
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